mercoledì 6 gennaio 2010

E' nelle cose piccole, lo specchio delle nostre incapacità di vivere



Il pane perso nell'età dello spreco


Nel 1923, nella Germania sconvolta dall’inflazione, una libbra di pane costava 220.000.000 di marchi. Calcolato nelle cifre di quell’anno tedesco, lo spreco giornaliero milanese di pane ammonterebbe a settemilanovecentoventi miliardi di marchi. Naturalmente si tratta di un conto insensato, data l’assoluta incomparabilità del valore del denaro nella Germania di allora e nell’Italia di oggi.

Ma il paragone abnorme mette ancor più in risalto la vertigine che prende il lettore quando le notizie riguardanti cose concrete o anche spicciole dell’esistenza quotidiana— come il pane — si traducono in numeri che si stentano ad immaginare, a porre in relazione alla realtà.

Centottanta quintali di pane buttati via ogni giorno a Milano, novecentocinquantanovemila tonnellate di pane consumate in Italia lo scorso anno... In questi giorni, leggendo il giornale, ci mettevamo a fare calcoli per tradurre quei numeri in oggetti concretamente afferrabili con la mente, per sapere quanti panini o mezzi panini avrebbe potuto mangiare di più ogni milanese se tutti fossero andati a frugare nelle spazzature, quanti affamati— per i quali pure una pagnotta è un miraggio— avrebbero potuto saziarsi con quei pletorici avanzi. Quando una crisi economica o un problema finanziario si dilatano, sembrano perdere il nesso con la realtà; pure quella folle cifra tedesca è in parte irreale, gonfia in misura fantasmagorica la pur gravissima difficoltà di procurarsi in quei giorni un tozzo di pane in Germania.


Lafitte, il banchiere di Luigi Filippo re di Francia, diceva che la finanza ha spesso la meningite ed era uno che s’intendeva di numeri e del loro rapporto, così spesso bislacco, con le cose. La cifra del nostro stipendio la sentiamo concretamente corrispondere alle cose in cui può convertirsi e si converte— un pranzo, un cappotto o l’affitto— finché non comincia a slittare così pericolosamente rispetto al costo della vita da diventare fluttuante e irreale, perché non sappiamo più a cosa corrisponde in realtà, a quanti caffè al bar o a quante stanze di un appartamento in affitto. Nei mesi scorsi, le discussioni sulla crisi— sulle sue dimensioni e le sue prospettive, insomma la sua realtà— sembravano bolle d’aria o di sapone, simili a quelle bolle (misteriose per i profani) di cui parlavano, e scoppiavano di continuo nel nulla; troppi esperti di banca, di finanza e di economia apparivano guru sfiatati e acchiappanuvole.


Quello spreco di pane appartiene alla follia generalizzata in cui e di cui viviamo e che non risparmia certo il commentatore di quello sciupìo più di chi lo mette in atto. Esso desta giustamente scandalo, perché è un’offesa oggettiva a chi non ha pane. La mia generazione lo sente più fortemente di quanto lo sentano quelle più giovani, perché, pur non avendo mai patito la fame, sono cresciuto in un’epoca in cui si mangiava tutto quello che c’era nel piatto, senza buttare via niente, e anche adesso, pur cercando anche a tavola i piaceri — com’è giusto, perché non siamo al mondo per fare fioretti— non mi viene in mente di lasciare avanzi nel piatto, anche quando il cibo non mi dà grandi soddisfazione. Anni fa uno dei miei figli, conoscendo questa mia abitudine e vedendo un giorno che non gustavo quello che mangiavo, si mise a riempirmi ogni tanto di nuovo il piatto, quando ero distratto da altre cose e non me ne accorgevo, sicuro che avrei continuato imperterrito a vuotarlo.

È lo stile formatosi in un’epoca della penuria, che non dobbiamo certo rimpiangere. Pure lo spreco, peraltro, non contrassegna solo le società opulente, ma anche, sia pure solo in occasioni speciali, quelle povere: in una pagina memorabile Canetti ha descritto l’enorme spreco praticato da alcune popolazioni indigene non certo ricche per dimostrare, in alcuni riti, potere e magnificenza, la regalità di distruggere pure ciò che è necessario a vivere, di gettare in un certo qual modo pure se stessi nel fuoco. La miseria è quasi cessata per noi, ma non per il mondo — in cui anzi aumenta — e dal mondo s’infiltra nelle nostre città, nell’esistenza di tanti nostri concittadini, venuti da lontano o nati vicino a noi, che non hanno dove posare la notte il capo, come dice la Scrittura del Figlio dell’Uomo, e dove trovare il pane.

Quei 180 quintali buttati via sono uno scandalo, ma di chi è la colpa? È facile ed è doveroso pensare agli affamati, ma è anche retorico, se non si riesce a suggerire tecnicamente, in modo concreto, come distribuire quel pane a chi ne ha bisogno. Non è certo semplice, come hanno sottolineato sul Corriere alcuni rappresentanti delle meritorie associazioni di volontariato.

Il problema si fa ancor più tragicamente difficile se dallo scialo milanese o italiano si passa a quello del cosiddetto primo mondo in generale, rispetto alle centinaia di milioni di persone che, nelle più diverse parti della terra, muoiono di fame e di sete e che sarebbe difficile sfamare e dissetare anche se buttassimo meno pagnotte nel cestino e lasciassimo scorrere meno l’acqua nel bagno. I 180 quintali di pane sprecati ogni giorno a Milano sono il piccolo tassello di un immane, tragico problema che investe il mondo; tragico perché— a parte le infami e deliberate ingiustizie, che è necessario eliminare— è oggettivamente di difficilissima soluzione.

Distribuire, ai milioni e milioni che non li hanno, il pane e l’acqua che ci avanzano è più arduo che viaggiare nello spazio o realizzare mutazioni genetiche; siamo capaci di trasformare radicalmente l’uomo, che presto sarà qualcosa d’altro rispetto all’umanità che conosciamo, ma non siamo capaci di dargli da mangiare e da bere. A tutto ciò si aggiunge l’iniquo sfruttamento di ogni genere perpetrato da parte di tante potenze e forze economiche ai danni del pianeta e di innumerevoli suoi abitanti. I volontari— specialmente, ma non soltanto religiosi— che nei più aspri luoghi della terra aiutano contro ogni speranza i loro sempre più numerosi fratelli in condizioni abominevoli, salvano l’onore dell’umanità, come soldati che non si arrendono, ma tutta l’umanità è seduta ai bordi di un vulcano non certo spento. Quei panini gettati via sono anche dei lapilli che attestano il ribollire della lava.

Corriere della sera del 06 gennaio 2010
Articolo di Claudio Magris
 
Io anni fa ho lavorato in un supermercato, e ricordo ancora la rabbia che provavo nel vedere accatastati in magazzino palet di merce perfettamente commestibile, ritirata dagli scaffali una settimana prima della scadenza , oppure lievemente difettosa, imperfetta, tutta roba che attendeva il macero.
Le cassiere , io compresa, si erano espresse col direttore chiedendo di poter acquistare noi dipendenti alcuni prodotti,( pagando, non in regalo) o di proporli a qualche istituto, qualche mensa, associazione umanitaria etc...... la risposta fu stizzita,un bel NO secco di un "sapientino milanese", e in aggiunta ci disse di non interessarci a quello che vedavamo transitando per i magazzini, ma di fare solo il lavoro richiesto, senza pensare ! Per mia fortuna rimasi solo 13 mesi in quel posto, so che tutti i supermercati sono cosi', che scartano dagli scaffali frutta appena ammaccata ( e pagano pure la persona che la controlla ) pero' mi servì , cambiò il mio  metodo d'aquisto, giurai di non portare piu' un solo mio centesimo dentro quel supermercato e ancora oggi mantengo piacevolmente il giuramento; inoltre ho smesso di fare la spesa in modo compulsivo riempiendo il carrello e alimentando la mia dispensa con la goduria delle farfalline, oggi frequento i negozietti e pochissimo i supermercati,ho più spazio nei pensili, le mie spazzature, negli ultimi anni , si sono decisamente ridotte, e sono migliorati  i rapporti interpersonali frequentando mercati contadini che effettuano la vendita diretta dei prodotti coltivati sul territorio,il macellaio col quale scambio le arrabbiature politiche in corso di giornata, il panettiere che mi tiene informata delle variazioni anagrafiche cittadine ehehhehe
insomma...io sono felicemente uscita dal percorso obbligato costruito per le pecore...fatelo anche voi..e' tutto guadagno credetemi, a volte per andare avanti bisogna tornare indietro!!

Vivere con la spazzatura dei Super- video
 (eco-sostenibile)

7 commenti:

  1. Nicoletta,anche a me fa male vedere lo spreco che si fa, e non solo del pane. Non so perchè succede tutto questo! I così detti potenti che fanno? Forse girano lo sguardo davanti all'immagine di quelle povere creature risecchite con la pance gonfie, o fingono di non vedere? E' assurdo che nel 2010 c'è ancora chi muore di fame!!Purtroppo questo orrore continuerà chi sa ancora per quanto. Ci rimane solo una preghiera, ma anche Dio sembra non ascoltarci più. Un bacio.

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  2. Cara Nicoletta, anche io per 1 anno ho lavorato in un supermercato e ho visto le tue stesse cose. Io addirittura lavoravo in gastronomia e non ti dico quante teglie di lasagne o quanti polli arrosto si buttavano ogni giorno e alla proposta di dare almeno la carne ai canili, la risposta è stata la stessa tua.
    Anche a me ha cambiato modo di vedere le cose.
    Ciò che il nostro mondo civilizzato non capisce e che non serve assolutamente avere in una città 10 ipermercati con corsie di frutta, verdura e carne da 100 mt stracariche di roba perchè sono BELLE e danno un senso di vasta scelta, se poi in realtà 1/4 di quello che c'è si vende e il resto si butta!
    E' questo secondo me che la gente dovrebbe cominciare a capire e dovrebbe cominciare sopratutto a fare una spesa più CONSAPEVOLE dico io, che non significa non andare più in un ipermercato, ma significa acquistare ciò che serve e ciò che è buono e non ciò che è bello e che ha un bellissimo packaging che ci farà solo aumentare le immondizie prodotte!
    Io ci provo...
    Se ognuno di noi nel nostro piccolo fa qualcosa e "insegna" agli altri cos'è lo spreco e cosa invece è la SCELTA CONSAPEVOLE, chiramente non la nostra generazione, ma nemmeno quella dopo, ma forse i nostri bisnipoti vivranno un po' meglio!
    D'altra parte, dico io, da qualche parte bisogna cominciare! :)
    Andiamo avanti

    zucky

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  3. Grazie Zucky, mi fa piacere questa tua conferma, e molto piacere quello che dici nell'aver intrapreso un ridimensionamento degli acquisti.
    La questione è del profitto finale,senza tener conto dell'etica.
    La grande distribuzione ti mette gia' in conto quello che getta ( e anche quello che rubano) quindi la merce è già pagata, darla in cibo a chicchessia ne ha bisogno, significherebbe perdere anche quelle vendite, perdere acquirenti quindi preferiscono distruggerla, cio' va a pesare sui meno abbienti, pensionati,extracomunitari, disoccupati etc.....ma loro prendono 4mila euro al mese...che je frega, è business!
    NOI PERO'POSSIAMO SCEGLERE A CHI DARE I NOSTRI SOLDI!!! se infatti,io, tu , la tua amica il tuo vicino di casa lo facessero, se ne vedrebbero gli effetti...non pensiamo che il potere sia esclusivamente nelle loro mani,il vero potere è in noi, e' che purtroppo ci hanno lobotomizzato,spacciando il consumismo come unica ricetta di felicità, invece col tempo ci si accorge che non è cosi'...
    In fondo si tratta solo di cambiare una abitudine,ED E' UNA COSA POSSIBILISSIMA ! baci a tutte e buona befana!!!
    Francy, salutami il mareeee....
    ciao nik

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  4. Cara NiK,
    ottimo spunto anche oggi!
    Ti dico la mia... Penso che dare la colpa ad altri, al mercato, alla tv, riguardo allo spreco o a tutte le ns. scelte sia un modo veloce non solo per evitare il problema ma soprattutto una chiara dimostrazione di una mancanza di capacita', di autostima, di voglia di fare. Io mi sento parte di qualcosa ed e' un nostro dovere cercare di "vivere meglio"..Percio'
    bisogna solo ritagliarsi un po di tempo per tornare a cucinare, per riciclare, per fare piccolissimi gesti che ci aiuteranno a sentirci piu' in pace con noi.
    Ps.Che ne pensi della macchina che fa il pane? Ho tanti amici che la usano e risparmiano davvero!
    Angela

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  5. Giusto Angela,gia', volersi un po' piu' bene,porta buono alla fine anche agli altri.
    La macchina del pane è ottima si, ma io non la sfruttavo, mia figlia non mangia pane e solo per me era piu' il traffico che altro, cosi' l'ho regalata a mia suocera, loro almeno la sfruttano.Io prendo 2kg alla volta di comune che metto in freezer che scongelo solo ad esigenza,non ho piu' pane vecchio, tant'e' che a gli uccellini a volte glielo do' fresco ehehhe
    ciaooo nik

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  6. Buongiorno ragazze, condivido pienamente ogni cosa che avete detto; io ho trovato diverse idee e tanti contenuti anche in questo sito che vi invito a vedere www.vivere-semplice.org
    Io da qualche tempo ho iniziato a fare l`orto, il pane e la pasta fatta in casa e, da qualche tempo ho anche reiniziato a fare a maglia e quando posso vado a fare la spesa in bici; sono state delle scelte e a volte e` anche difficile perseguirle, ma vuoi mettere il sapore dei propri pomodori in barattolo?
    ff

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  7. Che stupida risposta ti hanno dato in quel supermercato! Esiste già qualcosa come il Banco Alimentare che ritira le eccedenze e le ridà a chi ha bisogno, costa meno di smaltire i rifiuti!!!

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