lunedì 8 febbraio 2010

Cibo per l'anima



Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.



Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finche’ dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che .
Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord, qual’e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.


(Erri de Luca da Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi, 2002)

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Mamm'Emilia

In te sono stato albume, uovo, pesce,



le ere sconfinate della terra



ho attraversato nella tua placenta,



fuori di te sono contato a giorni.

In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l’accrescimento è stato immensamente meno.

Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l’ho portato con me.

Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.

Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l’insegna il figlio.

Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.

Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l’ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello, 
non sono stato figlio. 
Da te ho preso gli occhi chiari
Non il loro peso
A te ho nascosto tutto.

Ho promesso di bruciare il tuo corpo
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello vulcano che ci orientava il sonno.

Ti spargerò nell’aria dopo l’acquazzone
all’ora dell’arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.





Erri De Luca

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Due



Quando saremo due saremo veglia e sonno






affonderemo nella stessa polpa



come il dente di latte e il suo secondo



saremo due come le acque, le dolci e le salate,



come i cieli, del giorno e della notte,



due come sono i piedi, gli occhi, i reni



come i tempi del battito



i colpi del respiro.



Quando saremo due non avremo metà



saremo un due che non si può dividere con niente.



Quando saremo due, nessuno sarà uno



uno sarà l’uguale di nessuno



e l’unità consisterà nel due.



Quando saremo due



cambierà nome pure l’universo



diventerà diverso.







Erri de Luca






4 commenti:

  1. Grazie bellissime parole in queste poesie, colpiscono tutte e due, molto vere, ha saputo valorizzare con parole semplici, le cose che contano, con un velo di malinconia per averle perse o per non averle raggiunte,non lo conoscevo... ciao buona serata rosa

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  2. Adoro la poesia,queste mi piacciono tanto.
    La foto del mio header l' ho scattata la scorsa estate, a San Pietro in Bevagna.
    Amo il mare intensamente!!!!

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  3. Amo molto Erri De Luca. Ti consiglio In nome della madre, se non l'hai già letto...

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